Età adulta

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Nell'età adulta ritroviamo soprattutto i danni meniscali e quelli degenerativi cartilaginei dovuti all'età, che rappresentano le fasi iniziali dell'artrosi del ginocchio. Soprattutto in tale epoca è quanto mai importante, per il programma chirurgico, la valutazione clinica che consentirà di distinguere le lesioni meniscali sintomatiche, che danno luogo a disturbi meccanici che richiedono un trattamento chirurgico artroscopico, da quelle in cui l'artroscopia non è in grado d'indurre vantaggi.

Per tali condizioni il programma chirurgico deve essere personalizzato, con trattamenti chirurgici protesici, o conservativi non protesici, in artroscopia o con tecnica tradizionale. Fra questi ultimi meritano una particolare menzione le osteotomie della tibia e del femore, che sono indicate nei soggetti più giovani, di età < 60-65 anni, in cui la correzione della deformità articolare (il raddrizzamento degli arti) serve a riequilibrare i carichi che vanno a gravare sul ginocchio ed a rallentare, pertanto, la progressione della malattia artrosica.

Osteotomie

Radiografia pre-operatoria gonartrosi non avanzata in valgo.

figura 1 (a): Radiografia pre-operatoria gonartrosi non avanzata in valgo.

Radiografia post-operatoria di osteotomia sovracondiloidea femorale di sottrazione Radiografia post-operatoria di osteotomia sovracondiloidea femorale di sottrazione

figura 1 (b) (c): Radiografia post-operatoria di osteotomia sovracondiloidea femorale di sottrazione

L'immagine mostra una iniziale gonartrosi in valgo

figura 2 (a): iniziale gonartrosi in valgo

Osteotomia tibiale di addizione Osteotomia tibiale di addizione

figura 2 (b) (c): Osteotomia tibiale di addizione

L'immagine mostra una iniziale gonartrosi in varo

figura 3 (a):iniziale gonartrosi in varo

Osteotomia tibio-peroneale di correzione in sottrazione: osteosintesi con viti Osteotomia tibio-peroneale di correzione in sottrazione: osteosintesi con viti

figura 3 (b) (c): Osteotomia tibio-peroneale di correzione in sottrazione: osteosintesi con viti

figura 4 (a) (b) (c): Gonartrosi in varo in soggetto d'età minore di 60 anni

L'immagine mostra una gonartrosi in varo in soggetto d'età minore di 60 anni L'immagine mostra una gonartrosi in varo in soggetto d'età minore di 60 anni L'immagine mostra una gonartrosi in varo in soggetto d'età minore di 60 anni

figura 4 (d) (e) (f): Osteotomia tibiale di addizione con associata distacco della TTA: correzione ottimale

Osteotomia tibiale di addizione con associata distacco della TTA: correzione ottimale Osteotomia tibiale di addizione con associata distacco della TTA: correzione ottimale Osteotomia tibiale di addizione con associata distacco della TTA: correzione ottimale

Protesi: primo impianto

Allorché l'artrosi è più evoluta, ricorriamo alla chirurgia protesica, di primo impianto o di revisione, nei casi d'insuccesso, che sarà anch'essa personalizzata, in rapporto all'età ed alla gravità della deformità.

In tale ambito, si utilizzeranno protesi parziali, mono-compartimentali, femoro-rotulee o totali, con conservazione o sostituzione del legamento crociato posteriore (LCP), con minor o maggior vincolo, con o senza libertà rotatoria, con protesizzazione o semplice regolarizzazione della rotula, sulla base delle caratteristiche della deformità articolare.

L'immagine mostra una protesi mono mediale a piatto fisso. L'immagine mostra una protesi mono mediale a piatto fisso.

figura 5 (a), (b): Protesi mono mediale a piatto fisso

L'immagine mostra una protesi mono mediale a piatto mobile. L'immagine mostra una protesi mono mediale a piatto mobile.

figura 5 (c), (d): Protesi mono mediale a piatto mobile

figura 5 (e) (f) (g) (h): postumi di frattura del piatto tibiale laterale con significativa perdita di sostanza

L'immagine mostra i postumi di frattura del piatto tibiale laterale con significativa perdita di sostanza. L'immagine mostra i postumi di frattura del piatto tibiale laterale con significativa perdita di sostanza. L'immagine mostra i postumi di frattura del piatto tibiale laterale con significativa perdita di sostanza. L'immagine mostra i postumi di frattura del piatto tibiale laterale con significativa perdita di sostanza.

figura 5 (i) (l) : protesizzazione monolaterale e sostegno con viti

protesizzazione monolaterale e sostegno con viti protesizzazione monolaterale e sostegno con viti
L'immagine mostra una protesi di primo impianto con conservazione del LCP (CR) in gonartrosi mediale L'immagine mostra una protesi di primo impianto con conservazione del LCP (CR) in gonartrosi mediale

figura 6 (a) (b): Protesi di primo impianto con conservazione del LCP (CR) in gonartrosi mediale

L'immagine mostra una protesi con sostituzione del LCP(PS) in postumi di osteotomia tibiale L'immagine mostra una protesi con sostituzione del LCP(PS) in postumi di osteotomia tibiale

figura 6 (c) (d): Protesi con sostituzione del LCP(PS) in postumi di osteotomia tibiale

Gonartrosi in valgo di grado elevato Gonartrosi in valgo di grado elevato

figura 7 (a) (b): Gonartrosi in valgo di grado elevato

Protesizzazione con protesi PS: la perdita di sostanza tibiale è colmata con cemento e viti Protesizzazione con protesi PS: la perdita di sostanza tibiale è colmata con cemento e viti

figura 7 (c) (d): Protesizzazione con protesi PS: la perdita di sostanza tibiale è colmata con cemento e viti

Gonartrosi in valgo con sub-lussazione rotulea Gonartrosi in valgo con sub-lussazione rotulea Gonartrosi in valgo con sub-lussazione rotulea

figura 8 (a) (b) (c): Gonartrosi in valgo con sub-lussazione rotulea

Protesi PS di primo impianto con fittone femorale e tibiale: è stato eseguito un accesso laterale con distacco della TTA per il riequilibrio rotuleo L'immgine mostra una protesi PS di primo impianto con fittone femorale e tibiale: è stato eseguito un accesso laterale con distacco della TTA per il riequilibrio rotuleo

figura 8 (d) (e): Protesi PS di primo impianto con fittone femorale e tibiale: è stato eseguito un accesso laterale con distacco della TTA per il riequilibrio rotuleo

Protesi: revisioni

L'immagine mostra una protesi mono mediale con grave instabilità e sub-lussazione

figura 9 (a): Protesi mono mediale con grave instabilità e sub-lussazione

Revisione con protesi PS da primo impianto e stelo tibiale

figura 9 (b): revisione con protesi PS da primo impianto e stelo tibiale

mobilizzazione con instabilità di protesi di ginocchio mobilizzazione con instabilità di protesi di ginocchio

figura 10 (a) (b): mobilizzazione con instabilità di protesi di ginocchio

riprotesizzazione con protesi vincolata e viti per armare il cemento riprotesizzazione con protesi vincolata e viti per armare il cemento

figura 10 (c) (d): riprotesizzazione con protesi vincolata e viti per armare il cemento

mobilizzazione con osteolisi e grave instabilità di protesi di ginocchio mobilizzazione con osteolisi e grave instabilità di protesi di ginocchio

figura 11 (a) (b): mobilizzazione con osteolisi e grave instabilità di protesi di ginocchio

revisione con protesi iperstabilizzata revisione con protesi iperstabilizzata

figura 11 (c) (d): revisione con protesi iperstabilizzata

mobilizzazione ed instabilità protesica mobilizzazione ed instabilità protesica

figura 12 (a) (b): mobilizzazione ed instabilità protesica

revisione con protesi iperstabilizzata con fittone e step a colmare la perdita di sostanza revisione con protesi iperstabilizzata con fittone e step a colmare la perdita di sostanza

figura 12 (c) (d): revisione con protesi iperstabilizzata con fittone e step a colmare la perdita di sostanza

L'immagine descrive una complicanza precoce di protesi di Freman per grave instabilità

figura 13 (a): complicanza precoce di protesi di Freman per grave instabilità

revisione di protesi di ginocchio nel ‘94 con protesi vincolata

figura 13 (b): sua revisione nel ‘94 con protesi vincolata

La protesizzazione del ginocchio è ai nostri giorni una procedura affidabile, con risultati favorevoli nel tempo ed una percentuale di successi maggiore del 90%. Vanno comunque segnalati anche dei fallimenti, per complicanze o residua sintomatologia dolorosa, da cui, peraltro, non sono esenti anche gli interventi non protesici.

La protesi che dura tutta la vita non esiste, anche se possiamo prevedere una sua sopravvivenza al di là dei 15-20 anni di funzione.
Tale considerazione, anche in rapporto al prolungamento della vita media degli italiani, suggerisce un trattamento personalizzato che sarà deciso anche in funzione delle diverse esigenze dei singoli pazienti.

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